È partito il conto alla rovescia per la Fed?
Monthly House View - Giugno 2021 - Cliccando qui
Stando alle ultime pubblicazioni ufficiali, la Federal Reserve USA (Fed) può attendere ancora un po’ di tempo visto l’ultimo rapporto sull’occupazione statunitense, da cui è emersa una stagnazione nella creazione di nuovi posti di lavoro nel mese di aprile. Questo potrebbe giustificare, a posteriori, la decisione di Jerome Powell di dare priorità all’occupazione rispetto all’inflazione, nell’ambito della definizione della politica monetaria della Fed.
Tuttavia, il livello raggiunto ad aprile dall’inflazione statunitense è già ai massimi degli ultimi anni in termini di crescita mensile del dato, anche dopo averlo depurato dell’effetto base legato all’energia, inducendo inevitabilmente a sollevare per lo meno la questione della fine degli acquisti di asset da parte della Fed. Anche le aspettative inflazionistiche delle famiglie sono in aumento, a conferma della forte sensibilità ai prezzi alla pompa di gasolio, nonché dell’inflazione presente in molti segmenti di beni di consumo. Tutti questi segnali giustificano nei prossimi mesi l’avvio di una discussione su un tapering degli acquisti di asset della Fed che potrebbe essere avviato agli inizi del 2022. I tassi a breve termine dovrebbero tuttavia restare al livello attuale fino all’inizio del prossimo anno.
La questione emerge in un anno molto particolare sul fronte della crescita, durante il quale la ripresa coordinata dei principali paesi occidentali dovrebbe contribuire a porre fine alla recessione e alla sottoccupazione il più rapidamente possibile. Tutto dipende da cosa intendiamo per «rapidamente»: qualche mese o trimestre negli Stati Uniti e probabilmente qualche anno nell’Area Euro, dove l’attuazione del piano di ripresa è stata lenta. Per le valute c’è una domanda importante sul loro andamento nel secondo semestre: la fine dei lockdown e il piano di ripresa spingeranno la crescita europea ai livelli di dinamismo a cui abbiamo assistito negli Stati Uniti?
Eppure l’incremento della spesa pubblica non è la strategia ideale per una crescita economica di lungo periodo e potrebbe addirittura ostacolarla a meno che questa spesa non sia concentrata sugli investimenti (infrastrutture, digitale, istruzione, ecc.) e accompagnata da riforme che mirino ad aumentare la produttività economica.
Non è un caso, quindi, che negli Stati Uniti la risposta del governo Biden, esattamente come quella dei governi europei, si sia concentrata sugli investimenti. È inoltre interessante notare che in questo contesto l’Italia sembra voler approfittare di questa fase per avviare alcune riforme organizzative mirate a migliorarne la produttività, da tempo in affanno rispetto a quella dei Paesi vicini europei.
Ma dopo un 2020 fortemente monetario e un 2021 caratterizzato dal risanamento dei bilanci dobbiamo temere un terzo rallentamento fiscale nel 2022? Ad ogni modo sarebbe logico aspettarsi un aumento dell’aliquota d’imposta sulle società (scesa drasticamente negli ultimi quattro decenni) che potrebbe contribuire a finanziare un ritorno dello Stato sociale, messo sotto attacco negli anni Ottanta. Sono queste in estrema sintesi le osservazioni presentate da Janet Yellen in occasione dell’ultimo vertice del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Per i governi la sfida sarà quindi raggiungere un equilibrio sostenibile tra i metodi di finanziamento in un’economia sempre più duale, data la crescita della disruption digitale.
Ovviamente i governi non possono aumentare in modo sostenibile la propria spesa e, allo stesso tempo, continuare a ridurre le aliquote fiscali, senza mettere in pericolo l’andamento della ripresa in un orizzonte di lungo termine. La crescita potenziale e l’innovazione restano gli obiettivi di lungo periodo di questi piani e l’andamento della crescita nel periodo 2022-2023 sarà probabilmente utile a verificare l’efficacia di questi piani di ripresa.
In questo contestooltre alla ripresa dei settori ciclici e orientati al valore, che dovrebbe continuare quest’anno, la crescita schumpeteriana1 potrebbe avere nuovamente la meglio su quella keynesiana2; inoltre gli investitori potrebbero continuare a preferire i paesi e i business trainati dall’innovazione e dalla crescita sostenibile, forse a scapito dei settori ciclici e dei Paesi con modelli di crescita eccessivamente basati sull’accumulo di debito. Dopo questa ripresa ciclica che nel secondo semestre dovrebbe estendersi a tutti i Paesi, il prossimo anno potrebbe essere contraddistinto da maggiori divergenze.
1- Crescita schumpeteriana: modello di crescita caratterizzato da una particolare attenzione al progresso tecnologico e all’aumento della produttività.
2- Crescita keynesiana: modello di crescita caratterizzato dall’interventismo statale mediante l’attuazione di misure anticicliche di ripresa per sostenere la domanda nei periodi di calo indesiderato dell’attività.
Monthly House View, pubblicato il 25/05/2021 - Estratto dall'Editoriale
31 maggio 2021